Ferdinando Gallo -Palazzo Reale -Torino-Guida completa-2022. Situato al centro di Torino, Palazzo Reale, fu centro di potere della Dinastia Sabauda (Foto) . Progettato dall’Architetto “Ascanio Vittozzi”,l’edifico era collegato a Palazzo Madama grazie alla Grande Galleria.
Il Palazzo Reale si suddivide in:
1° PIANO – PIANO NOBILE DI RAPPRESENTANZA
2° PIANO – APPARTAMENTO DEI PRINCIPI DI PIEMONTE
Palazzo Reale – Foto
Ferdinando Gallo -Palazzo Reale -Guida completa-SCALONE D’ONORE
Lo Scalone d’Onore è l’accesso di Palazzo Reale, frutto di un rifacimento eseguito dall’architetto Ferri a partire dal 1862 per volontà di Vittorio Emanuele II primo Re d’Italia.
Del precedente scalone del seicento, resta solo il monumento equestre di Vittorio Amedeo I.
Il nuovo Scalone ottocentesco, in marmo bianco,ha celebrato i Savoia, in occasione della salita al trono d’Italia di Vittorio Emanuele II, nel 1861.
Percorrendo la scala abbellita da candelieri in bronzo e dalla balaustra in marmo, si arriva anche ad un livello intermedio con la statua di Emanuele Filiberto, di fronte a quella del re Carlo Alberto, padre di Vittorio Emanuele II.
La volta eseguita da Paolo Emilio Morgari mostra “l’Apoteosi di Carlo Alberto confrontato con Emanuele Filiberto”.
Sulle pareti ci sono quattro dipinti che raccontano soprattutto episodi rilevanti dei Savoia:
A destra
- Il dipinto di Gaetano Ferri “Il matrimonio di Oddone con Adelaide, Contessa di Torino”.
- Il dipinto di Andrea Gastaldi “Tommaso I nell’atto di dare la libertà ad alcune città del suo Stato”
A sinistra
- Il dipinto di Enrico Gamba ” Carlo Emanuele I che intima guerra alla Spagna”.
- Il dipinto di Giuseppe Bertini “Torquato Tasso alla Corte di Savoia”.
Durante l’incendio alla vicina Cappella della Sindone, nel 1997 lo Scalone ha subito gravi danni, anche per la grande quantità di acqua che fu utilizzata per spegnere le fiamme.
1° PIANO – PIANO NOBILE DI RAPPRESENTANZA
Ferdinando Gallo -Palazzo Reale -Guida completa-SALONE DELLA GUARDIA SVIZZERA
Questa stanza è la più imponente del Palazzo. Ha soprattutto la funzione di collegare le varie parti dell’edificio.
Permette l’entrata agli Appartamenti Reali, all’Appartamento del Principe al Secondo piano e alla galleria della Sindone, con l’ingresso alla Cappella di Guarino Guarini.
Fungeva anche da Salone di Rappresentanza.
A quel tempo era chiamato “Sala delle Glorie Sassoni “ per le pitture murali che ancora ne decorano il fregio (Eseguita dai fratelli Fea di Chieri,nel 1660) .Vi sono rappresentati i Principi Sassoni discendenti da Vitichindo (dai quali i Savoia, facevano risalire l’origine della dinastia.)
Fu poi chiamato “Salone della Guardia Svizzera” per la presenza del corpo militare che lo presidiava.
Ha un grande camino, con sopra tre Putti in marmo del cinquecento e tre busti di imperatori romani, opera di Alessandro Casella e Carlo Pozzo.
Dalla parte opposta si trova il quadro di Jacopo Palma il Giovane, che raffigura “La Battaglia di S. Quintino” avvenuta nel 1557.
L’opera era stata commissionata da Carlo Emanuele I, nella seconda metà del cinquecento.
A questa battaglia ha preso parte Emanuele Filiberto di Savoia, che ha guidato alla vittoria le armate spagnole sui francesi. A seguito di questa vittoria, seguirono i trattati di Cateau-Cambresis grazie ai quali, nel 1563, ci fu il trasferimento della capitale del ducato da Chambéry a Torino.
Nell’800, Carlo Alberto incaricò Pelagio Palagi, di rinnovare il Salone. Fu rifatto il soffitto a cassettoni e nel 1842 Carlo Bellosio realizzò la tempera centrale raffigurante Il Conte Verde, Amedeo VI, nell’atto di istituire “L’ordine supremo della Santissima Annunziata nel 1362”.
Le pareti, furono rifinite con stucco lucido che imitava il marmo verde di Susa (con cui furono realizzati il basamento e i due tavoli a muro), al di sotto dei quali si vedono ancora le bocche di calore (utilizzate già nell’800 per riscaldare diversi ambienti,).
Palagi ha disegnato anche i grandi candelieri in bronzo che funzionavano a gas e poi furono elettrificati.
Ferdinando Gallo -Palazzo Reale -Guida completa-SALA DEI CORAZZIERI
Anticamente chiamata Sala delle Dignità per l’apparato decorativo seicentesco. In seguito a un incendio, questa anticamera ha cambiato il suo nome nell’attuale, dovuto al corpo di guardia che un tempo sorvegliava la sala.
Il soffitto ricostruito nel 1844 su disegno di Pelagio Palagi, rimase incompiuto per l’improvvisa morte del pittore Carlo Bellosio a cui erano state commissionati i dipinti.
Carlo Alberto commissionò le tre grandi tele:
destra
- Dipinto di Francesco Podesti “Il giudizio di Salomone”
centro
- Dipinto di Vincenzo Rasori “Guglielmo Embriaco alla presa di Cesarea, vi conquista il Sacro Catino”
sinistra
Dipinto di Francesco Hayez “La sete patita dai primi crociati a Gerusalemme”
I due arazzi, raffiguranti L’Acqua e La Terra, sono opere tardo ‘600 della manifattura francese di Beauvais.
Ferdinando Gallo -Palazzo Reale -Guida completa-SALA DEGLI STAFFIERI
E’ la seconda anticamera d’accesso all’Appartamento Reale.
Era chiamata” Sala della Virtù” per il soggetto rappresentato da Amanzio Prelasca al centro del soffitto seicentesco: La Virtù incoronata da Pallade e che ha ai suoi piedi una Chimera incatenata.
Venne chiamata “Sala degli Staffieri” che era il corpo di guardia speciale, che aiutava il Sovrano nella vestizione da cavaliere e nella salita a cavallo.
Le virtù che hanno distinto i principi sabaudi sono state raffigurate nei dipinti del fregio. Importanti tele vennero collocate come sovrapporte nel secondo dopoguerra in sostituzione di piccoli arazzi trasferiti a Roma in quegli anni.
I dipinti sono opera di diversi pittori. Sebastiano Ricci è l’autore della Benedizione dei figli di Giuseppe e Agar nel deserto.
Ricoprono tutte le pareti,otto importanti arazzi (recentemente sono stati ricollocati) che illustrano le gesta di Enea e Didone. Vennero realizzati seguendo i settecenteschi bozzetti dipinti da Francesco De Mura esposti a centro sala.
L’orologio sulla mensola del camino si associa ad una coppia di candelieri in bronzo dorato di manifattura parigina.
Gli sgabelli a tenaglia e i tavolini sagomati in marmo su cui sono collocati vasi cinesi del ‘700, risalgono al XVIII secolo.
,
Ferdinando Gallo -Palazzo Reale -Guida completa-SALA DEI PAGGI
Era chiamata Sala delle Vittorie per il soggetto della tela centrale del soffitto.
Giovanni Paolo e Giovanni Antonio Recchi raffigurarono la Vittoria nell’atto di distribuire palme e corone e la Fama che con la tromba fa risuonare i trionfi degli eroi dei Savoia con il motto “Habet Victoria laudem”.
Nel fregio furono raffigurate battaglie vinte dai Principi di Casa Savoia.
Nel XIX secolo, per volere di Carlo Alberto, vennero realizzate le grandi tele recentemente ricollocate sulle pareti:
a sinistra il dipinto di Carlo Arienti ”Federico Barbarossa cacciato dal popolo durante l’assedio di Alessandria”
di fronte il dipinto di Ferdinando Cavalleri ”Il Conte Amedeo III che giura la Sacra Lega di Susa “
in mezzo alle finestre il dipinto di Francesco Gonin “Gli abitanti di Aisone in Val di Stura, assalgono valorosamente i Francesi capitanati dal Principe di Conti e ne incendiano le tende”
Negli stessi anni venne realizzato il camino con sopra una specchiera, sulla cui mensola è collocato un orologio fatto a Parigi.
La porta a due battenti che divide questo ambiente dalla successiva sala del trono. chiamata “porta della sicurezza”, fu realizzata nel 1662 da Secondo Antonio Botto.
Ospitava i Paggi di Corte, giovani di buona famiglia al servizio del Re.
Uno di questi è stato Camillo Benso conte di Cavour.
Ferdinando Gallo -Palazzo Reale -Guida completa-SALA DEL TRONO
Questa sala, precedentemente destinato al trono della regina, dal 1831 è diventata ”Sala del Trono del Re”, elemento centrale del cerimoniale della reggia di Carlo Alberto.
Il soffitto in legno dorato fu realizzato tra il 1660 e il 1662 dagli intagliatori della famiglia Botto su disegno di Carlo Morello.
Nell’ovale centrale,” Il trionfo della Pace che tiene sottomesso il Furore guerriero con in terra Ercole dormiente“del fiammingo Jan Miel.
I tessuti da parati, (con lo scudo sabaudo e il monogramma con le iniziali del sovrano) ed anche il ricco trono e il pavimento a intarsio, (opere dell’ebanista Gabriele Capello), documentano lo stile dell’Impero.
Circonda il trono una balaustra del settecento in legno scolpito e dorato (in origine posta intorno al letto, nella stanza al Secondo Piano del Palazzo, della Duchessa d’Aosta).
Ferdinando Gallo -Palazzo Reale -Guida completa-SALA DELLE UDIENZE
La vecchia decorazione della sala è stata realizzata in occasione delle nozze tra Carlo Emanuele II e Francesca d’Orléans-Valois nel 1663.
La stanza detta degli Enigmi per i dipinti che ne ornano ancora oggi il fregio, (dove compaiono le iniziali della coppia con il motto della casata e da motti di amore e di fedeltà coniugale composti da Emanuele Tesauro.
Carlo Alberto la rimodernarò, e divenne così “La sala di Udienza del Re”.
L’Architetto e scultore Pelagio Palagi ridisegnò gli ornamenti di legno delle porte, gli arredi e le stoffe. Alle pareti sono sistemati tre ritratti:
Carlo XV re di Svezia
Vittorio Emanuele II
l’Imperatore Napoleone III (che nel 1855 donò al primo re d’Italia la coppia di vasi Cordelier che poggiano sul piano in alabastro dei tavolini (o consolles)
I vasi, in porcellana dipinta e bronzo dorato,sono decorati con trofei e scene di caccia e pesca. Al centro della sala c’è una grande coppa in malachite (è una pietra verde dalle tonalità bellissime) dono dello Zar di Russia a Vittorio Emanuele II.
Si apre sulla Sala,la Cappella privata voluta da Carlo Alberto, sul cui altare è collocato il dipinto “la Sacra famiglia con S. Giovannino” di Pelagio Palagi ed in basso ” La cena di Emmaus ” in legno.
SALA DEL CONSIGLIO
Questa stanza è stata usata nel ’600 come camera da letto dalla seconda consorte del duca Carlo Emanuele II, Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours. In questa sala,stipulava i matrimoni delle damigelle d’onore.
Al centro del soffitto di legno intagliato c’è la tela raffigurante “Il sonno di Annibale tra gli Iberi” dipinta da Jean Miel.
Re Carlo Alberto nel 1831 ha presieduto quì il Consiglio dei Ministri, da cui è derivato il nome attuale della sala, e il 4 marzo 1848 ha firmato lo Statuto Albertino.
L’Architetto Palagi, venne incaricato di rimodernare la sala. Ha disegnato ornamenti ed arredi, simili a quelli della Sala delle Udienze, contrassegnati dal monogramma CA e realizzati in stile e in continuità con le importanti preesistenze barocche.
I lavori sono stati affidati agli scultori del legno Capello e Ferrero e ai modellatori Marielloni e Somaini, che hanno realizzato la specchiera sopra il camino in marmo di Carrara, poi dorato, opera di Giuseppe Gaggini.
Fanno parte dell’insieme i candelieri in bronzo dorato e il tavolo sorretto da quattro cariatidi alate. Il busto in marmo ritrae Carlo Alberto in abiti da antico romano, scultura eseguita da Benedetto Cacciatori nel 1839,.
Sono stati raffigurati nelle tele alle pareti, i personaggi di Casa Savoia, in fama di santità, da cui deriva l’ulteriore definizione di camera “dei Beati” attribuita a questa sala. Questo lavoro fu fatto dai pittori:
Gonin
Cusa
Cornaglia
Serangeli
GABINETTO CINESE
E’ la “prima camera” della Grande Galleria che univa il Castello (attuale Palazzo Madama) al Palazzo del Vescovo, quest’ambiente ospitò durante il ’700 la sala da Toeletta della regina, assumendo il nome di “Gabinetto Cinese”. In seguito, divenne Gabinetto e archivio del re.
Il raffinato rivestimento delle pareti pensato dall’architetto Filippo Juvarra riflette il gusto per l’esotico, diffuso nelle corti europee tra ’600 e ’700. Le preziose lacche orientali sono integrate con altre ad imitazione cinese.
I dipinti della volta, sono stati eseguiti dal pittore Claudio Francesco Beaumont che vi ha rappresentato il “Giudizio di Paride”.
La porta che chiude la stanza introduce alla sala del Medagliere dell’adiacente Armeria Reale. Su eleganti tavolini poggiano i gruppi settecenteschi delle Quattro Stagioni, che ha realizzato lo scultore Francesco Bertos.
CAMERA DA LETTO DI CARLO ALBERTO
Questo ambiente ha avuto la funzione di piccola camera da letto delle Sovrane, per loro venne decorata la volta, al cui centro Daniel Seyter ha rappresentato il Trionfo di Aurora, Apollo, Diana, la Notte, il Mezzogiorno.
La stanza, è legata alla figura del sovrano Carlo Alberto che nell’800 la scelse come camera da letto personale, anche per la presenza del balcone che si affaccia sui Giardini Reali (progettati a fine ‘600 da André Le Nôtre.)
La pala d’altare, collocata sulla parete opposta alla finestra, è una testimonianza della pittura rinascimentale piemontese ed è stata eseguita da Defendente Ferrari.
Rappresenta la Madonna in trono col Bambino, tra S. Giovanni Battista e S. Nazario.
Il successivo ambiente è un piccolo corridoio di passaggio chiuso da porte a specchio che si aprono verso ambienti privati (che sono stati utilizzati da Carlo Alberto) tra i quali la toeletta e il prezioso Pregadio del’700.
SALA DELLA COLAZIONE
E’ stata utilizzata per le udienze dei Sovrani, chiamata anche “Stanza del Tempo” perché al centro del soffitto del ‘600 era posta una tela raffigurante un orologio con il motto “A suo tempo”.
Di quella decorazione il soffitto ha ancora quattro tondi con le figure retoriche di : Giorno, Notte, Eternità e Anno.
Alle pareti, ci sono ritratti di principi e principesse di Casa Savoia.
Ci sono anche due quadri che raffigurano La battaglia di Farsaglia e Canne.
Risalgono a questa fase i marmi intarsiati dei gradini sotto le finestre, dove si notano gli intrecci delle iniziali “FV e CE” ossia Francesca di Valois e Carlo Emanuele II, sposi nel 1663.
Modificata nel Settecento,la Sala conserva sulla specchiera a destra “la pendule à placare,” (pendolo placcato), orologio in bronzo dorato che rappresenta la Verità che trionfa sul tempo, preziosa unione di scultura e arte orafa opera di Francesco Ladatte.
Il pavimento, che fu intarsiato da Gabriele Capello, rivela le trasformazioni di quando l’ambiente veniva utilizzato come sala da colazione privata del Sovrano.
Questa stanza comunica con la sala la “Camera Orba” raffinato ambiente ottagonale con copertura delle pareti con pannelli di legno. Il soffitto fu decorato da Claudio Francesco Beaumont.
GALLERIA DEL DANIEL
Nel 1684 il duca Vittorio Amedeo II fece realizzare dall’architetto Carlo Emanuele Lanfranchi questo ambiente e affidò all’austriaco Daniel Seyter, ( da cui prende il nome)la decorazione della volta.
Negli scomparti in cui è diviso lo spazio si trovano:
al centro L’apoteosi dell’Eroe, cioè Vittorio Amedeo II, che sale sul monte Olimpo , accolto da Giove.
ai lati Apollo che guida il carro del Sole e l’Aurora che spande fiori;
alle estremità Ercole che ascende all’Olimpo guidato dall’Immortalità e Iride annunciatrice di Pace.
Le due sovrapporte in testa alla Galleria,con Pandora e La Giustizia, sono di Nicolò Regnier.
L’inserimento degli specchi, dei tavolini, i sofà e gli sgabelli, venne deciso dall’architetto Benedetto Alfieri. Le appliques sono opera di Ladatte. L’orologio sul camino, raffigurante la Caccia al cervo e al cinghiale, si deve al lavoro di differenti artisti.
Nel 1840 Carlo Alberto commissionò un nuovo allestimento: gli specchi furono in parte coperti da ritratti di personaggi illustri dei territori sabaudi. I tre grandi ritratti di Pietro Ayres raffigurano
Umberto I (Biancamano) capostipite dei Savoia.
Emanuele Filiberto
Amedeo VI detto il Conte Verde.
APPARTAMENTO DELLA REGINA
l’Appartamento della Regina, si trova dopo la Galleria di Daniel. Costituito da cinque sale di rara eleganza e bellezza, pieno di stucchi, dorature, affreschi e specchiere, dove l’elemento dominante è l’oro.
Gli elaborati stucchi sono rivestiti in oro e circondano le volte decorate come nella “Camera da Letto “dove è rappresentata l’opera di Daniel Seyter “Diana in atto di prepararsi per la caccia”.
In origine l’Appartamento della Regina era l’Appartamento del Re. Questo appartamento conserva i capolavori ebanistici di Pietro Piffetti, ed abbellito dagli eleganti bronzi di Francesco Ladatte.
Il Gabinetto anche se è di piccole dimensioni, è considerato uno degli ambienti più raffinati del Palazzo.
SALA DA PRANZO
Questo spazio era prima fatto da una camera per dormire ed un gabinetto di toeletta ed erano stati decorati dal pittore napoletano Francesco De Mura. Nel 1837 venne abbattuto il muro divisorio tra i due ambienti e venne creata la nuova sala da pranzo voluta da Carlo Alberto.
Alla fine dell’’800 l’architetto Emilio Stramucci, la modificò in stile neobarocco, utilizzando decorazioni antiche recuperate nei depositi del Palazzo.
Trovarono così posto sulla volta i due ovali “Rinaldo e Armida” di Daniel Seyter e “Bacco e Arianna” del bolognese Marcantonio Franceschini. Il pannello centrale con un episodio storico di scuola del Beaumont. Sulle pareti, gli arazzi su bozzetti di Claudio Francesco Beaumont, rappresentano “Storie di Annibale”.
Il pavimento dell’antica camera da letto fatto con intarsi in noce, carpino, acero e mogano realizzato nel 1732 da Giovanni Tamietti, fu ampliato da Gabriele Capello nel 1837. Le sedie, provenienti dal Palazzo Reale di Genova, sono del ’700.
SALA DEL CAFFE’
A seguito della realizzazione della adiacente Sala da Pranzo nel 1837 l’ambiente fu utilizzato quale sala del Caffè, da cui l’attuale denominazione.
In origine ebbe diverse funzioni da anticamera della camera da letto dell’appartamento del Re a Sala del fumo, a nuovo grande gabinetto di Sua Altezza Reale, in quanto ambiente in cui il sovrano si tratteneva con i ministri dello Stato durante la stagione estiva, nonché sala del Beato Amedeo durante il regno di Carlo Emanuele III.
La stanza conserva buona parte dell’antico impianto decorativo, a partire dalla raffinata decorazione floreale di porte,pannelli in legno, così come sulla volta, i dipinti di Daniele Seyter, tanto il riquadro centrale con l’Apoteosi di un eroe, quanto i quattro ovali con le allegorie.
Due sovrapporta rappresentano la Giustizia e la Carità, di Daniele Seyter mentre le altre due, lo Studio delle Belle Arti e lo Studio delle Scienze, sono opera di Claudio Francesco Beaumont.
Sul camino è visibile una rara coppia di vasi della Manifattura di Meissen. Questi due vasi fanno parte di una coppia da camino donata dal Re di Polonia, Augusto II il Forte, ospite di Vittorio Amedeo II di Sardegna nel 1725, durante il suo viaggio presso le corti delle capitali europee.
Il pavimento intarsiato di legni d’acero, noce, palissandro, ebano risale alla prima metà del XVIII secolo è attribuito al celebre Pietro Piffetti.
E’ caratterizzato da un elegante disegno curvilineo. Parte degli arredi risalgono al XIX secolo, sono stati realizzati su progetto dell’arch. Emilio Stramucci per volere di Umberto I e della regina Margherita.
SALA DELL’ALCOVA
La sala fu la camera da letto di Carlo Emanuele II. Decorata in occasione delle sue nozze con Francesca d’Orléans, ha temi e allegorie che celebrano la provenienza francese della sposa.
La tela centrale del soffitto “Il re di Francia Clodoveo che riceve da un angelo lo scudo con l’insegna del giglio” e la “Cortina, con le cariatidi gravide” realizzata in legno intagliato e dorato divide il letto nuziale dalla zona di ricevimento, sono del ‘600.
Il drappo con corona è del ’700, così come le sovrapporte, con soggetto biblico, opera di Sebastiano Ricci. Vittorio Amedeo II la tenne come stanza da letto da parata, mentre sotto Carlo Emanuele III, demolito il letto, fu destinata a piccola sala da ballo.
Con la moglie di Vittorio Emanuele I (Maria Teresa d’Asburgo-Este) diventò sala di ricevimento. Sulle mensole laccate erano messi in vista numerosi vasi orientali, alcuni dei quali sono ancora esposti.
In questa sala si ha ancora il ritratto di Maria Teresa d’Asburgo-Lorena, consorte di Carlo Alberto, mentre sulla destra si colloca un dipinto dei “Figli di Carlo I Stuart” copia della celebre tela di Anton van Dyck conservata presso la Galleria Sabauda.
SALA DEI MEDAGLIONI
Sala del Trono del re Vittorio Amedeo II e chiamata Sala delle Grazie, fu destinata in epoca “Carloalbertina” al trono della regina Maria Teresa d’Asburgo-Lorena. Durante il regno di Umberto I, prese la denominazione di Sala dei Medaglioni per via degli ovali di marmo posti alle pareti.
Dell’allestimento seicentesco rimane la volta in legno intagliata e dorata.
La sala è arricchita dalla tela centrale di Jan Miel “Il trionfo delle Grazie” raffigurante Venere con le Grazie con la Venere delle buone leggi.
Nei riquadri laterali sono le figure retoriche della Bellezza, della Modestia, della Giovialità della Grazia, del Parlare, attribuite a Bartolomeo Caravoglia e a Luca Demaret.
La decorazione su parete, risale a fine ’800 e riflette il gusto della regina Margherita. Realizzata su progetto dell’architetto Emilio Stramucci, ha motivi dipinti a tempera e rilievi in stucco che includono sovrapporte a specchi con ornamenti floreali e quattro medaglioni antichi scolpiti da Simone Martinez.
SALA DA BALLO
La realizzazione della sala, fu voluta da Carlo,prima occupata dalle stanze note come Sala delle Principesse e Sala della Concordia. Tra il 1835 e il 1842 Pelagio Palagi progettò un complesso decorativo di gusto classicheggiante.
Il soffitto a cassettoni, arricchito da rosoni in cartapesta dorata, ospita al centro una tela, raffigurante L’Olimpo, in cui le Ore danzano attorno all’allegoria del Tempo, davanti ad Apollo, alle Muse e al pranzo degli Dei.
Il tema della danza ritorna nel fregio, dipinto da Carlo Bellosio e Francesco Gonin.
Evocazione di un tempio greco, venti colonne in marmo bianco alternano il perimetro della sala. Nelle specchiere con cornici in bronzo dorato, si riflettono i lampadari in cristallo di Boemia, che sembrano moltiplicare la luce e lo spazio.
A decorare l’ambiente c’è anche il pavimento intarsiato di Gabriele Capello, i vetri smerigliati e un balcone per l’orchestra, sostenuto da colonne in ghisa.
SCALA DELLE FORBICI
In occasione del matrimonio del principe ereditario Carlo Emanuele (futuro Carlo Emanuele III) con Anna Cristina di Baviera Sulzbach, venne realizzata la scala delle forbici (per sostituire una scala di legno non più adatta) per consentire un accesso solenne, al sontuoso appartamento nuziale costruito al Secondo Piano del Palazzo.
La scala, progettata e realizzata dall’architetto Filippo Juvarra, ha un impianto architettonico “a tenaglia” che scarica il peso sulle pareti perimetrali, ed una rampa superiore centrale libera da sostegni laterali, poiché sorretta solo dagli archi trasversali dei pianerottoli.
La raffinata decorazione in stucchi bianchi con le sue figure fatte di corolle fiorite, conchiglie, spirali e elementi decorativi con iscrizioni, ingigantisce gli effetti di luce in questo spazio, aumentando la grandiosità della scala.
L’attuale nome deriva dall’ovale posto da Juvarra in corrispondenza della volta sospesa, dove un paio di forbici taglia le due trecce laterali incrociate, a simulare una lingua biforcuta. Una allusione, di Juvarra, che “taglia” le malelingue dei cortigiani che non avevano ritenuto che potesse riuscire nella realizzazione della sua opera.
APPARTAMENTO DEI QUADRI MODERNI
L’appartamento venne realizzato dall’architetto Filippo Juvarra, rialzando di un piano il porticato seicentesco che chiudeva il lato nord del Cortile d’Onore, per ospitare la biblioteca e gli archivi del Re.
Pochi anni dopo lo stesso architetto realizzò, il nuovo palazzo per gli archivi nell’area vicina alla Regia Accademia Militare. Gli ambienti furono decorati da artisti da grande livello
Francesco De Mura
Scipione Cignaroli
Anna Caterina Gili
Pietro Domenico Olivero
Gregorio Guglielmi
Lorenzo Pécheux
ed ospitarono parte della collezioni di dipinti di artisti fiamminghi, appartenuta al principe Eugenio di Savoia, acquistata per volere di Carlo Emanuele III.
L’attuale nome deriva dalla collezione di dipinti dell’ottocento collocati negli ambienti, per volere prima di Carlo Alberto e poi di Vittorio Emanuele II, in sostituzione delle preziose tele spostate nella Regia Pinacoteca, la Galleria Sabauda.
Le sale furono utilizzate in tempi diversi e da componenti della Famiglia Reale come Foresteria Nobile.
2° PIANO – APPARTAMENTO DEI PRINCIPI DI PIEMONTE
2° PIANO – APPARTAMENTO DEI PRINCIPI DI PIEMONTE
INTRODUZIONE
Nella seconda metà del ‘600 l’appartamento era abitato da dame e damigelle di “Madama Reale” ed era decorato solo in parte. Nella prima metà del ‘700 prese l’avvio la tradizione di far abbellire l’appartamento dal primo architetto di corte in occasione delle nozze dell’erede al trono. Da qui il nome di “Appartamento Nuziale”.
Rispetto alle riqualificazioni operate da Filippo Juvarra per il futuro re di Sardegna Carlo Emanuele III, che ormai non si notano più, ad eccezione della Scala delle Forbici, sono ancora visibili gli interventi fatti da Benedetto Alfieri per il matrimonio del Duca di Savoia “Vittorio Amedeo III” con Maria Antonia Ferdinanda di Borbone Spagna, celebrato nel 1750.
Sono delle parti di edificio, affacciate sul cortile interno e lungo i giardini, che in seguito furono modificate per farne l’appartamento nuziale di Carlo Emanuele IV e Maria Clotilde di Francia, sposi nel 1775.
Per i Duchi d’Aosta Vittorio Emanuele I e Maria Teresa d’Amburgo Este, le cui nozze furono celebrate nel 1789. vennero preparate le sale poste nel torrione nord-est fino ad allora utilizzate dalle Principesse.
L’ultimo intervento significativo fu quello diretto da Pelagio Palagi per l’erede al trono “Vittorio Emanuele II”, figlio di Carlo Alberto e futuro Re d’Italia, per le nozze con Maria Adelaide d’Amburgo, celebrate nel 1842.
Lo stesso appartamento fu abitato tra il 1930 e il 1933 dalla Principessa Maria José del Belgio, moglie del Principe di Piemonte Umberto futuro re d’Italia nel maggio 1946.
Secondo il cerimoniale delle corti europee seicentesche, la distribuzione degli ambienti riservati ai sovrani è impostata rispettando le rispettive funzioni pubbliche, individuate nelle prime tre anticamere, nelle sale di parata e di udienza, e quelle a carattere privato, dal gabinetto da lavoro o studio fino alla camera da letto.
Gli sposi disponevano ciascuno di un appartamento con ingresso separato a partire dalla terza anticamera: l’uno maschile, esposto sul cortile e i giardini, l’altro femminile. orientato verso la piazza.
Ferdinando Gallo -Palazzo Reale -Guida completa-
PRIMA ANTICAMERA
Denominata Sala delle Guardie del Corpo, dal nome dell’ordine militare che sorvegliava la Sala, è la prima di tre anticamere destinate agli ospiti che erano in attesa di essere ammessi agli appartamenti principeschi.
Per il matrimonio fra Vittorio Emanuele e Maria Adelaide, celebrato nel 1842, il soffitto fu abbellito su disegno del pittore Pelagio Palagi, con il simbolo araldico dell’aquila sabauda dalle ali aperte e scudo crociato.
Alcune tracce degli abbellimenti del ‘700, restano: i puttini sul soffitto recentemente restaurati. gli splendidi arazzi alle pareti che appartengono alla serie delle Storie di Diana, realizzati nel 1619 dal maestro arazziere De Maecht, (del quale è visibile il monogramma) e da Dubruil Toussent.
SECONDA ANTICAMERA
Detta Sala degli Staffieri, la camera ha sul soffitto un dipinto eseguito nella prima metà del XIX secolo su disegno di Pelagio Palagi.
Alle pareti ci sono arazzi opere del maestro Jan Van Leefdael, dedicati alle Storie di Achille, volute dal Duca di Savoia Carlo Emanuele II per le sue nozze con Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours.
Tra gli arredi,vasi e bauli-scrigno in lacca orientale.
Ferdinando Gallo -Palazzo Reale -Guida completa-
TERZA ANTICAMERA
Detta Sala dei Paggi in quanto riservata ai valletti di corte di casta nobiliare, ha ancora sul soffitto la decorazione settecentesca. Le porte vengono dal Castello di Moncalieri e giunsero nel Palazzo Reale per volontà del Principe Umberto.
Alle pareti arazzi francesi dalla serie delle “Usanze Cinesi”, opere dei maestri arazzieri Nicolas Besnier e Jean Baptiste Oudry tra il 1748 e il 1750.
Acquistati da Filippo di Borbone, provengono dalla Reggia di Colorno presso Parma.
Splendida il tavolo con la mensola dedicata alla cartografia dell’Assedio di Torino del 1706.
SALA DA BALLO
Utilizzata dal Principe Umberto, la sala ha mantenuto dei tratti conferiti da Benedetto Alfieri alla metà del ‘700 per le nozze di Vittorio Amedeo III e Maria Antonia Ferdinanda.
Il motivo ornamentale del soffitto fu realizzato invece nell’800 sotto la direzione di Pelagio Palagi. Ci sono le specchiere con ritratti dei sovrani che abitarono l’appartamento:
Vittorio Amedeo III, la consorte Maria Antonia Ferdinanda, Carlo Emanuele III e Polissena d’Assia, sua seconda moglie.
Alle pareti arazzi della Manifattura Parigina dalla serie “Storie di Don Chisciotte” eseguita dall’arazziere Michele Audran. La serie, che è composta da dodici pezzi, proviene dalla Reggia di Colorno presso Parma.
PICCOLA GALLERIA DEL BEAUMONT
Questo corridoio introduce all’appartamento dei Duchi d’Aosta.
È chiamato Piccola Galleria del Beaumont per la presenza alle pareti di arazzi che realizzò il pittore Claudio Francesco Beaumont.
Dopo queste sale inizia ora il percorso attraverso l’appartamento dei Duchi d’Aosta.
Palazzo Reale -Guida completa-
SALA DA PRANZO
Chiamata prima “Sala da Parata” del Duca d’Aosta Vittorio Emanuele poi detta “Sala degli Staffieri” dell’Appartamento dei Principi, divenne “Sala da Pranzo” per volontà del principe Umberto.
Conserva le decorazioni, completate sotto la direzione dell’architetto Giuseppe Battista Piacenza, volute da Vittorio Amedeo III (raffigurato sulla specchiera tra le finestre).
Alle pareti due arazzi della serie ‘Storie di Don Chisciotte’ presenti anche in altre sale del percorso.
SALA ROSSA VERSO IL CORTILE
Gabinetto d’Udienza del Duca d’Aosta eseguito su progetto degli architetti Giuseppe Battista Piacenza e Carlo Randoni.
La sala fu completata nel 1789, data a cui risalgono le decorazioni di legno, il camino, le quattro sovrapporte e il dipinto del soffitto (che raffigura l’Allegoria della casa dinastica dei Savoia) opera di Rocco Comaneddi.
La sala fu poi utilizzata come camera da letto dell’appartamento dei Principi fino agli anni Venti del ‘900 quando diventò un salotto per il Principe Umberto.
Gli arazzi sono di Francesco Demignot.
SALA D’ANGOLO DI PASSAGGIO
La sala ha l’aspetto attuale dagli anni Venti del ‘900, per volontà del Principe Umberto che vi fece mettere la maggior parte dei dipinti commissionati da Carlo Emanuele III ai pittori fiamminghi Giacinto La Pegna e Giovanni Pietro Verdussen, per celebrare le proprie glorie militari.
Esposti nella Galleria delle Battaglie, appositamente realizzata al primo piano, i dipinti furono tolti durante il regno di Carlo Alberto, mentre in questa sala, alcuni diventarono sovrapporte.
Vicino alla finestra due scene dell’Assedio di Pizzighettone, dall’altra parte l’Assedio di Asti.
Alle pareti :l’Assedio di Tortona, l’Assedio di Pizzighettone, l’Assedio di Savona, l’Assedio di Milano e la Resa del Castello di Milano.
Palazzo Reale -Guida completa-
SALA DEL BILIARDO
Sala da Parata della Duchessa d’Aosta, diventata poi, Sala d’Aspetto dell’appartamento dei Principi.
La stanza ha ancora le decorazioni degli architetti Piacenza e Randoni.
Venne chiamata Sala del Biliardo, negli anni Venti del ‘900 per volontà del Principe Umberto che fece mettere alle pareti quadri raffiguranti battaglie, di Giacinto La Pegna e Giovanni Pietro Verdussen, tenendo anche arredi del ‘700 (il salotto e le sedie).
Il biliardo voluto da Umberto al centro della stanza, è purtroppo andato perduto ed è stato sostituito con un altro commissionato dal Duca di Genova per il Castello di Agliè.
SALA ROSSA D’ANGOLO
Gabinetto d’Udienza della Duchessa d’Aosta, progettato degli architetti Piacenza e Randoni. L’ambiente ha ancora le decorazioni di quel periodo, fra cui il dipinto del soffitto di Giovanni Comandù, che raffigura “La Somma Sapienza che incorona il Merito” con allegorie delle scienze nelle quattro lunette.
Ancora del ‘700 le sovrapporte di Giovenale Bongioanni e i due ovali sulle specchiere, con i ritratti di Carlo Emanuele III e la seconda moglie Polissena d’Assia.
Di Giuseppe Maria Bonzanigo è il tavolo a muro in legno intagliato e dorato,nella sua posizione originaria.
SALA GIALLA VERSO IL GIARDINO
Camera da letto della Duchessa d’Aosta, la sala divenne nell’800 lo studio dei Principi. Nel secolo successivo il Principe Umberto volle metterci un salotto composto da un divano, poltrone, sedie e sgabelli rivestiti di tessuto a righe gialle uguale alla tappezzeria. Da qui il nome di Salone Giallo.
Al tardo ‘700 su progetto degli architetti Piacenza e Randoni risalgono le sovrapporte con scene mitologiche di Giuseppe Paladino. Al suo gruppo si deve il dipinto del soffitto, dedicato a Venere incoronata di fiori che riceve l’offerta delle primizie delle ninfe della Gioventù.
Dello stesso periodo anche le decorazioni di legno e i due cassettoni di Giuseppe Maria Bonzanigo.
Negli ovali sulle specchiere i ritratti di Vittorio Amedeo III, Maria Antonia Ferdinanda e Maria Teresa d’Asburgo – Este.
SALOTTO CINESE VERSO IL GIARDINO
Gabinetto di Toeletta delle Duchessa d’Aosta, l’ambiente conserva le decorazioni realizzate dagli scultori Giuseppe Maria Bonzanigo e Francesco Bolgiè nell’ambito dei lavori eseguiti nel tardo Settecento.
Le lacche applicate alle pareti furono ricavate da paraventi provenienti dall’Oriente. Non tutti i pannelli sono però originali.Il pittore Michele Antonio Rapous fu incaricato di realizzare imitazioni di pannelli per il rivestimento delle pareti e per gli scuri della finestra.
Lo stesso artista ritoccò diversi soggetti raffigurati nei pannelli originali.
Su ispirazione orientale fu realizzata parte della decorazione del rivestimento in legno delle pareti e del soffitto. Nella loro collocazione originaria compaiono quattro comodini opera di Biagio Ferrero.
Ferdinando Gallo -Palazzo Reale -Guida completa-
SALA DELLE UDIENZE
Camera da Letto del Duca d’Aosta la sala divenne nell’Ottocento camera da letto dei reali Principi e fu poi trasformata dal Principe Umberto in Sala delle Udienze.
Al ‘700 risalgono gli arredi di legno attribuiti allo scultore Biagio Ferrero, il dipinto della volta attribuito a Leonardo Marini e le sovrapporte di Pietro Cuniberti.
Nel ‘900 Umberto fece inserire arredi Luigi XVI in linea con la decorazione della sala, come il tavolo a muro a mezzaluna attribuito a Giuseppe Maria Bonzanigo e una coppia di cassettoni probabilmente dello stesso artista.
Sulle specchiere i ritratti di Vittorio Amedeo III e della consorte Maria Antonia Ferdinanda.
Ferdinando Gallo -Palazzo Reale -Guida completa-
SALOTTO DEL BALCONE
Stanza che unisce le sale una volta dei Duchi d’Aosta, alle stanze dell’appartamento nuziale utilizzate dal Principe Umberto come ambienti privati
E’ chiamato così per l’accesso a una piccola loggia che permette l’affaccio sui Giardini.
Il piccolo ambiente presenta di fronte al balcone due rientranze: un gabinetto con pregadio e una nicchia con cassaforte
Lo zoccolo ispirato al gusto per le cineserie risale ai lavori svolti in occasione delle nozze del Principe Carlo Emanuele con Anna Cristina Luigia di Baviera.
CAMERA DA LETTO DI UMBERTO II
Camera da letto del Principe Carlo Emanuele IV, la stanza ha avuto la stessa funzione per il Principe Umberto.
Meravigliosa è la decorazione del soffitto: al centro la tela che rappresenta ” Il Carro e il trionfo dell’Aurora” eseguita da Francesco Beaumont. Intorno dipinti con Puttini che scherzano e portano corone.
I dipinti vicino alle finestre e le sovrapporte con storie bibliche, sono ancora del Beaumont.
Sulle specchiere i ritratti di Carlo Emanuele III e Maria Antonia Ferdinanda. Accanto al sovrano, compare Vittorio Amedeo III e a lato Elisabetta Teresa di Lorena. terza moglie di Carlo Emanuele III.
Intorno agli infissi delle porte pezzettini della tappezzeria originale . Il letto esposto viene dai depositi della residenza ed è uguale a quello utilizzato in questa sala da Umberto.
Ferdinando Gallo -Palazzo Reale -Guida completa-
STUDIO DI UMBERTO II
Già Sala di udienza del Duca di Savoia e del Principe Carlo Emanuele IV, la stanza fu lo studio di Umberto II.
Nel soffitto a cassettoni si notano riquadri con piccole volte a cupoletta.
Le sovrapporte rappresentano Storie di Cesare e Alessandro e sono opera di Francesco De Mura.
Alle pareti arazzi della serie Storie di Don Chisciotte di cui restano altri esempi nel percorso. Poltrone, sedie, sgabelli e divano sono in stile Luigi XV.
SALA D’ANGOLO PRESSO IL TERRAZZO (STUDIO)
Era lo studio di Vittorio Emanuele II,e la Sala fu utilizzata da Umberto per la stessa cosa.
Il soffitto a cassettoni è decorato con Azioni simboliche di volanti eseguite da Beaumont
Uguali decorazioni restano sul lato esterno delle porte, mentre il lato interno mostra uccelli. fiori e motivi ornamentali alla cinese.
Le sovrapporte appartengono alla serie delle Storie di Cesare. Le cornici di porte e sovrapporte risalgono agli interventi effettuati da Alfieri, così come il disegno delle specchiere, ornate da ovali con i ritratti di Vittorio Amedeo III e della consorte Maria Antonia Ferdinanda.
La coppia è raffigurata in età giovanile nella grande tela, opera di Domenico Duprà, insieme a una parte numerosa dei figli che sarebbero nati dalla loro unione.
Sulla parete opposta l’immagine di Carlo Emanuele III, messa sopra alla scrivania da parete in stile Luigi XV, proveniente dalla Reggia di Colorno presso Parma.
Viene attribuita all’ebanista Jean Pierre Latz, autore anche della scrivania utilizzata dal Presidente della Repubblica nel Palazzo del Quirinale.
Il tappeto, con fogliame e ragruppamenti di rami stilizzati, riprendono motivi tipici dei tessuti di provenienza indiana alla moda in europea, alla metà dell’Ottocento.
SALA DELLE UDIENZE
Già sala delle Udienze nel XVIII secolo, mantenne questa funzione anche nel XX secolo.La Sala presenta un soffitto del ‘600, ritoccato però verso la metà del secolo successivo.
Vennero inserite nelle cavità del soffitto, ghirlande fiorite che hanno i monogrammi intrecciati di Vittorio Amedeo III e Maria Antonia Ferdinanda, replicati anche sulle imposte delle finestre.
Alla fase alfieriana risalgono gli specchi profilati da cornici in legno dorato, i rivestimenti in legno, i tavolini e anche gli scrittoi in legno rivestiti in marmi diversi.
Il grande tappeto, della metà circa dell’’800 venne realizzato in occasione delle nozze di Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide d’Asburgo.
Ferdinando Gallo -Palazzo Reale -Guida completa-
SALA ROSSA
Prima sala dell’appartamento delle Principesse consorti, degli eredi al trono.
Fu abitata da Maria Adelaide di Asburgo, che sposò nel 1842 il futuro re d’Italia Vittorio Emanuele II, e dalla Principessa di Piemonte Maria José del Belgio, sposata nel 1930 dal Principe Umberto.
Composto soltanto da quattro sale,
Nel soffitto a cassettoni, adorno di raffigurazioni di putti, si vedono ancora tracce dell’antica decorazione del ‘600
Alle pareti dipinti commissionati da Carlo Alberto nel 1830, tre opere di Massimo d’Azeglio:
La Battaglia di San Quintino,
Le truppe di Re Carlo Emanuele III fanno strage dei Francesi respinti dalle alture dell’Assietta,
Nizza valorosamente difesa scampa dalle mani dei Francesi e dei Turchi.
C’è anche una tela di Francesco Gonin “La Battaglia di Mombaldone”.
Gli arredi in messi al centro della sala, si devono al gusto del Principe Umberto.
Straordinario il parquet in legno intarsiato eseguito da Gabriele Capello, detto il Moncalvo su disegno di Pelagio Palagi.
Ferdinando Gallo -Palazzo Reale -Guida completa-SALA BLU
Denominato Sala Blu, l’ambiente fu utilizzato come Sala di Udienza dalla Principessa Maria José durante la sua permanenza torinese tra il 1930 e il 1933.
Qui la Principessa accoglieva corte, ed anche intellettuali, letterati, musicisti e spesso li intratteneva suonando il pianoforte.
Il soffitto presenta decorazioni pittoriche e grandi figure con strumenti musicali.
Alle pareti dipinti della storia sabauda, mentre gli arredi sono:
un salotto centrale con divano circolare (al cui centro c’è il gruppo di marmo che raffigura tre figli di Vittorio Emanuele II, eseguito da Giuseppe Albertroni)
a fianco uno splendido tronetto e intorno due salotti distinti, dotati di sedie palagiane e di tavoli in legno intarsiato realizzati alla metà del XIX secolo.
Sui tavolinetti, due vasi dell’800 portati nel Palazzo durante il regno di Vittorio Emanuele II.
CAMERA DA LETTO DI MARIA JOSE’
Stanza da letto di Maria Adelaide, e poi di Maria José, l’ambiente conserva il soffitto a cassettoni della prima metà del XIX secolo. Negli scomparti si notano figure volanti e amorini con attributi nuziali.
L’arredo della sala è caratterizzato da legni pregiati ed applicazioni di bronzo dorato come nel caso dei due scrittoi messi al centro.
Il letto a baldacchino usato da Maria Adelaide venne sostituito in occasione del matrimonio tra Umberto di Savoia e Maria José nel 1930 con il modello oggi presente.
BOUDOIR DI MARIA JOSE’
Splendido salotto utilizzato come piccolo studio anche dal Presidente Luigi Einaudi tra il 1948 e il 1950. quando l’appartamento della Principessa di Piemonte venne destinato ad ospitare il Presidente della Repubblica Italiana in occasione delle visite torinesi.
E’ composto da raffinati arredi, dal tavolo al mobiletto porta carte, dal tavolino rotondo al paracamino. Furono realizzati in legno di acero da Gabriele Capello detto il Moncalvo su disegno di Pelagio Palagi.
Il soffitto diviso da cornicette dorate a rilevo si deve a Pietro Ayres, allievo del Palagi. Il piccolo corridoio utilizzato come guardaroba della camera da letto della Principessa, conserva le armadiate originali dell’800 ancora intatte, come agli appendiabiti in legno.
STORIA DELL’APPARTAMENTO DI MADAMA FELICITA
Il piano terreno ospita l’appartamento maggiormente utilizzato nel tempo da figure femminili di Casa Savoia. All’epoca della sua costruzione, a fine XVII secolo, vi alloggiarono Maria Adelaide e Maria Gabriella figlie di Vittorio Amedeo II.
Per le decorazioni, Vittorio chiamò artisti come Daniel Seyter, a cui si deve anche la decorazioni pittorica della volta della Sala da Parata rappresentante i Quattro Elementi, e Bartolomeo Guidobono, cui si deve l’affresco della Sala di Passaggio raffigurante Divinità dell’Olimpo tra putti e fiori.
Venne poi fatto un secondo importante intervento decorativo, per volontà di Vittorio Amedeo III, gli ambienti furono trasformati per ospitarvi la sorella Maria Felicita. Gli arredi furono realizzati da Giuseppe Maria Bonzanigo e da Francesco Bolgiè che ha costruito le angoliere del Gabinetto di Toeletta.
A quei tempi l’ingresso avveniva tramite anticamere orientate verso il cortile, oggi riscoperte e restaurate:
Il Piccolo Gabinetto d’Entrata detto dello Svizzero, decorato da ricchi stucchi
Gabinetto delle Guardie del Corpo.
La Camera dei Valets
La Camera dei paggi in cui si ritrovano decorazioni di fine settecento.
Durante il XIX secolo continuarono gli ammodernamenti dovuti prima alla visita dell’Imperatrice di Russia Alessandra Federowna, poi in occasione del matrimonio tra Amedeo Duca d’Aosta e la nipote Maria Letizia Napoleone che scelsero questo Appartamento come propria residenza.
Infine, a partire dagli anni venti del ‘900, questi saloni furono saltuariamente abitati dalla regina Elena il cui consorte, Vittorio Emanuele III, dimorava nel vicino appartamento di facciata.
Palazzo Reale -Guida completa-
STORIA DELLE CUCINE
Con il ritorno dei Savoia i locali di lavoro, così come le sale di rappresentanza, vengono revisionati, compresa la Reale Cucina, la piccola cucina a levante dell’Appartamento delle Principesse” e la “cantina del vino della Reale Famiglia”.
L’ascesa al trono di Carlo Alberto e il rinnovamento che lo accompagna, arriva anche nelle cucine, affidate al capo cuoco Domenico Gromont con l’aiuto, di Giovani Vialardi, che raccoglierà le ricette di corte raggiungendo la fama.
Durante il regno di Vittorio Emanuele II avviene il trasloco delle cucine dai sotterranei del padiglione nord-est a quelli del padiglione nord-ovest. Viene aggiunto un nuovo locale per la cottura dei cibi, agli ambienti già esistenti.
Viene inoltre realizzata la nuova bottiglieria dotata di scaffali in legno. ancora conservata.
L’ultima fase di interventi coincide con l’ultima fase di vita del Palazzo come residenza sabauda. Nuovi moderni forni, ghiacciaie, spiedi, montacarichi si aggiungono al servizio della tavola dei sovrani. Oltre ai locali per la cottura dei cibi, vi sono due ghiacciaie, una sala per la distribuzione dei cibi, un locale per il lavaggio delle stoviglie e una cantina per i vini.
Quindici sale articolate tra cucina del Re (Vittorio Emanuele III) e un’altra a specifico uso del suo erede, il Principe di Piemonte Umberto, (futuro Umberto II) la cui presenza a Palazzo tra il 1925 e il 1932 ha costituito il filo conduttore per il restauro e la presentazione dei locali